Roba da pazzi, ro­ba da Krasic. Uno che quan­do ti punta prima ti saluta e poi ti supera esattamente dove hai capito che sarebbe passato ma contro di lui puoi poco o nulla. Troppo ve­loce, troppo forte per poter­lo arrestare senza beccarti ammonizioni o espulsioni. E così succede che quando mancano due secondi alla fi­ne, e quindi bisogna essere velocissimi... per non vedere svanire il sogno, lui salta il diretto avversario Cavanda come Flashman e si invola verso la porta. Qui, davanti a Muslera reduce da una prodezza su punizione pen­nellata da Del Piero, inventa un tiro cross maligno che in­ganna il portie­re uruguaiano e consegna al po­polo juventino l’urlo più forte di questa stagio­ne che ora vede i bianconeri al se­condo posto, in rampa di lancio verso la corsa allo scudetto. Tutto grazie a una prova ricca e potente, san­guigna e volen­terosa, dove alla fine prevale chi ha cercato con più cattiveria il colpo del ko. La gioia con cui la squadra festeggia la magia di Krasic è la prova che qui a Torino c’è chi crede in qualcosa di grande e forse inimmaginabile all’inizio della stagione rivoluziona­ria varata da Andrea Agnel­li. La rete di Krasic libera i sogni e la gioia di chi è sugli spalti e in curva ha la fortu­na di abbracciare la squa­dra che quasi “sale” sui gra­doni oltre la minibarriera che separa dal campo. In campo Felipe Melo inventa un ballo sudamericano mentre lui, Flashman, alza le braccia al cielo e manda un bacio a chi governa tutto da lassù. «Grazie ragazzi, è fantastico, è bellissimo. Gra­zie Momo, sei stato bravissi­mo a darmi quella palla». Già, perché a lanciarlo nel corridoio con una palla da 40 metri era stato Sissoko, subentrato poco prima al posto di Aquilani. E non a caso alla fine da Momo si proiettano tutti perchè è stato lui decisivo in mezzo al campo in quei pochi mi­nuti giocati. Ma la storia del centrocampo juventino in questa partita parte da lon­tano... E alla fine, negli spo­gliatoi, sono arrivati pure i complimenti del presidente Agnelli: «Bravi ragazzi, ho visto in voi il vero spirito Ju­ve».